Da pag. 69 del nuovo lavoro in prosa in fase di stesura, o meglio:
Diario o Crónicas de la frontera
(marzo de 2020 – mayo de 2020)
(...)
00.02
Ieri, perché è stato il 23 marzo, ancora
e letture antiche…
«Signore, io sono pazzo ».
«Lo sono per gli altri», si affrettò a soggiungere su
qualche mio gesto involontario «spero di non sembrar tale a voi». E mi guardò
un attimo con una specie di timido sorriso. « Io ... ho sentito parlare di voi.
Ho letto un vostro libro. A chi altri potevo rivolgermi, da queste parti? Voi mi ascolterete, ne sono sicuro ...
Oppure son pazzo davvero; o non lo sono, secondo insomma che cosa si intenda
con questa parola. Ma non sarete voi ad aver paura delle parole, ad attribuir
loro più importanza di quanta non meritino. E neppure delle idee che esse
esprimono. Voi non avete paura di nulla, lo vedo. Siete un saggio»
(Tommaso
Landolfi, siempre dal libro «Cancroregina» - siempre
el 23 de marzo)
Ieri, che è
stato giorno di
letto e riletto principio di resoconto da parte del Generale Alonso de León, e
l’anno era il 1868, mentre questo è l’anno 2020, e il ventaglio paesaggistico,
compreso il moto del mare, sembra essere rimasto il medesimo, tranne che un
poco le croste terresti e quelle oceaniche si muovono… e qualcosa, nel bene o
nel male, tende a trasformarsi… e qualcosa, nel bene o nel male, accade.
«Oggi
la compagnia principale ha percorso quattro leghe. Non c'era traccia di
spagnoli o di stranieri giunti a questa foce del fiume Rio Bravo. Ho costeggiato lungo la costa per una lega per
raggiungere detta foce.
Il fiume entra molto torbidamente nel mare; a circa una lega di
distanza l'acqua marina è di colore vermiglio; la bocca è un po' più larga di
un colpo di moschetto. Ordinai una zattera fatta per scandagliare cinque o sei
località, e la più profonda era di sette e mezzo - otto braccia, così che una nave
marittima può entrare, come sembra,
per circa due leghe nell'entroterra. Oggi
ho costeggiato il mare per quattro leghe verso il Rio de Palmas. C'erano alcune tracce indiane fresche e alcuni pali in
piedi in varie parti dove si erano accampati, ma molto tempo fa; nessuna pietra fu trovata lungo tutta questa sponda. La costa va da nord a sud, un po' più a nord-est. Il
mare è molto mosso anche se non c'è vento. Sulla sua riva ci sono molti cipressi, pini, palme e
canne grosse come una gamba, e altri che sono stati gettati dal mare… (Il riferimento è all’attuale Playa Bagdad,
località turistica della Ciubad de Matamoros, nello Stato messicano di
Tamaulipas…) La costa è molto pulita, senza
massi, e la riva è facile da percorrere a cavallo senza impantanarsi. La marea sale e scende più di un ‘ estado’…» - che secondo lo studioso
dell’Arizona State Museum di Tucson, Charles W. Polzer, un ESTADO corrisponde -
corrisponderebbe a sette piedi, anche se non mi è dato sapere quale sia
l’esatta misura di un piede di genia conquistadoregna e ancora lontana la Conférence générale des poids et
mesures.
La
costa è molto pulita, senza massi, e la riva è facile da percorrere a cavallo
senza impantanarsi – che fino a mesetto facile era, nel trottare scucito
del Rio Bravo, a pochi metri dal Golfo del Messico, ormai prossimo, in quelle
acque di comunanza antica, a rilassarsi… a distendere il suo corpo nello spazio
– sentinella, dove difficile la sorpresa dell’agguato o artificio più che
moderno e quindi l’uomo trionfare nella sua «cattura fluviale»… e verbalizzavo,
appunto, che una bazzecola era, fino a prima del 29 febrero del año actual, attraversare
il fiume, che, tabelle idrologiche alla mano, più della metà dell’ equino
liquido (Nota di passo:
Non ne conosco l’origine, quindi cosa e che, ma il considerare i fiumi come
animali equini è attitudine che sconfina dalla figura retorica dell’allegoria,
oltrepassa un passaggio logico, entra nel recinto del fantastico per poi
disarcionarlo e giungere nelle pianure del reale, di quelle che credo e
considero meccanismi della visione tangibili) appartiene agli Stati Uniti
d’America (52,1%), prendendo il nome di Rio Grande, mentre il restante 47% agli
Stati Uniti del Messico, chiamato Rio Bravo… e – in rondata flic – certifico,
appunto, che, oltre all’aver sguazzato da un Paese all’altro senza alcun
patimento, facendo ausilio di tanto in tanto della crine della sua coda, vi è
stato un giorno che, dopo aver in compagnia di un ragazzino del luogo (in un
non-luogo a tutti gli effetti), fatto una misurazione approssimativa e
individuato dove l’acqua o parte anatomica del cavallo potrebbe terminare di
essere Brava e diventa Grande, abbiamo giocato a entrare e
uscire dal mitico confine Mexico – America * Estado de Tamaulipas – States of
Texas, io con la punta dei piedi a salterelli accarezzando il fondale, el
niñito bracciando a rana senza neanche il
bisogno di immergere la testa, e a turno personificare il più che narrato
Coyote:
«Fu
allora che vide il coyote. Per lo meno, pensava si trattasse di un coyote.
Assomigliava
vagamente a un pastore tedesco di taglia media, seduto sulle zampe al confine
della zona alberata.
La sua
pelliccia era di un marrone scuro macchiato nero: immediata in lei la certezza
che l’animale fosse un animale maschio»
(Dal romanzo «UNINVITED», di Justine Musk, scrittrice
canadese, sposata dal 2000 al 2008 con il Cavaliere Eton Musk, il Parsifal del
Terzo Millennio… Il Puro Folle, che a pochi schizzi di scrollo di criniera
equina, decide nel 2014, dopo anni di ricerche prettamente scientifico
missilistiche e non pochi di meno nell’analisi morfologico logistiche di
località adatte al suo scopo o divina missione, di creare lo spazioporto
denominato SpaceX, dove progetta, costruisce missili e incontaminata lancia in resta raggiungere
nel 2024 o 2025 o 2026 il Tempio dove è custodito il Sacro Graal, non prima di
fare test su test di prova - con prototipi vari - proprio in un appezzamento
collocato ad ovest di Brownsville, tra Boca Chica Village e Boca Chica Beach,
quest’ultima, parte della riserva
naturale nazionale del Rio Grande Valley, otto miglia di sabbia incontaminata,
da un lato acqua marina color verde acido, dall’altro le saline in continua metamorfosi
grazie alle alte maree, le paludi di mangrovie e le dune argillose… 13
chilometri di arena como la flor de
gardenia che a sud est incontra e si confonde con la sabbia della riva o sponda
americana del Rio Grande, che stremato termina la sua cavalcata e dove pare
il mondo sospeso, specialmente al tramonto: e nessuna importanza se di qua lo
chiamano Rio Bravo e un Faro dietro le mie spalle ha ripreso minaccioso a
funzionare, dopo il tramonto… ma in Tsukahara teso senza avvitamento o se si
preferisce «riappiccando» di landolfiana memoria, è che tutti questi prototipi
non sempre, come da legge empirica semiquantitativa più che manifesto, fanno
quello che devono fare, e può capitare che qualche razzo esploda al suo
rientro, pioggerellando detriti sia negli States che in Mexico, favorendo un
«turismo di reliquie spaziali», che non poco sembra essere d’aiuto economico
alla cittadina capoluogo della contea di Cameron… e può capitare (è capitato il
28 febbraio, ore 23 e minuti eccome), che una Strarship (astronave) esploda in
fase di lancio e faccia così tanta luce da destare anche il sottoscritto, che
fino a quel giorno alloggiava all’Hotel Los Delfines, nel centro nevralgico
della Costa Azul, lontano l’eternità in miglia dallo sbocco ultimo del fiume,
se si tiene conto che vi sono sempre giunto con una Jeep Cherokee,
guidata da un finto biologo intento, a suo bel racconta che ti racconta,
salvaguardare il deporre delle uova da parte della Tortuga lora (tartaruga
pappagallo), messicana al cento per cento, e questo lo sottolinea in un sillabare sputacchiato che quasi gli
rido in faccia, evitando mi spruzzoli
sulla faccia…
«1.000 pesos… prezzo
da amico, e poi sei italiano…» - quando scendo dalla macchina, parcheggiata
vicinissimo al famoso Faro di Bagdad.
«1000 pesos… 40-45
euro ... bueno y mi apellido es Garzia o García, mientras que el nombre es como
el del corrido famoso ... Corrido de Lamberto y Lamberto Quintero ...»
«900…900 pesos,
patron…» - ridendo, occhi incendiati dal napalm: ricordi di una guerra di vita dissoluta e disperata, o
forse soltanto la vita.
«Va bene 1.000… basta
che mi lasci il tuo numero di cellulare e se al mio ritorno, quando deciderò di
ritornare, e sei libero e le tue tartarughe non hanno progettato uno sbarco in
massa stile Normandia…» - N.D.E.: Le comunicazioni intercorse tra il Diarista e
il tassista abusivo verranno da ora in poi riportare in lingua italiana (tranne
che in alcuni rarissimi casi), precisando che tra loro vi è stato mai motivo di
incomprensione, dato che L.G. ha fatto ausilio di un traduttore vocale e di
immagini simultaneo dal costo di euro 320 (sono compresi il carica batteria
portatile e auricolari mini) dalle seguenti: resistenza alla polvere, all'acqua e agli urti. Perfetto
per viaggi in condizioni estreme, utilizzabile anche in mezzo al fango. Accuratezza di traduzione del 96,5% e
una capacità di comprensione della terminologia medica, scientifica e tecnica,
nonché dei modi di dire, ivi comprese le espressioni idiomatiche. Capacità di memorizzare
il registrato quasi infinita.
L’innovativo dispositivo XYX è considerato uno dei migliori traduttori
presenti sul mercato. Grazie alla precisione e alla velocità di traduzione, è
utilizzato da professionisti di primo soccorso, dalle forze dell’ordine e da
numerose istituzioni governative in tutta Europa, e si vocifera un
interessamento da parte di SpaceX).
«Lo so che la domanda
potrà apparirti fuori di senno, ma hai per caso visto in giro per Matamoros una
ragazza italiana dal colore dei capelli blu shatush tonalità azzurro turchese,
seni a balaustra immobile perfettamente perpendicolare a qualsiasi marciapiede
della Heroica Ciudad... e sempre che non abbia ritinteggiato la folta chioma»
«Matamoros è grande,
ma quel colore particolare l’avrei notato, se poi abbia o meno cambiato il
colore»
«Alta un metro e
settantacinque con le scarpe tacco medio, misure del corpo 90 – 60 - 90 e come
i vostri templi huastechi a forma piramidale per poter meglio comunicare col
divino è il culo di quella donna, capace di farti sentire vicino al divino, ma
anche tu stesso sentirti divino…» - e ride, dando una manata sul cofano,
facendo riprendere il volo ad un gracchio messicano che stazionava alla cima
del Faro.
«Vai e vola oltre il
confine, vola mio bella gracula codalunga dalle tue mangrovie texane, meno
invase dal salino e dal sangue… troppo sangue…»
«Y yo
lo siento sheriff… Porque yo
no sé cantar… E mi dispiace sceriffo perché non so cantare» -
distrarlo dai flashback del napalm che gli esplode dentro è il mio compito,
almeno così ho deciso, fino a quando io mi incamminerò verso la riva fangosa
del Bravo e lui ritornerà con la sua jeep verso il centro di Playa Bagdad,
accendendo la radio stereo numero quattro casse interne per ascoltare al
notiziario la conta giornaliera dei morti, ormai un rito da queste parti,
provando sconforto e poco dopo ridere del sottoscritto che, al posto del vero
numero del dubbio biologo marino, registra sui contatti del cellulare moderno
un numero che scoprirà essere quello mobile dell’Hotel nel quale alloggiava… che
fottuto messicano, adorabile… per certi versi… embustero confinado … - penserà nel breve tempo che intercorrerà tra
«Signore, attenda in linea…vado a vedere se la macchina è da qualche parte
fuori dall’hotel» e «mi caprone italiano…sei stato fortunato… stavo per tornare
a Matamoros… Certo, tra un’oretta ti raggiungo e forse ho novità sulla donna dai grandi seni… Estás realmente loco, realmente
loco, che qualcuno preghi per te, loco loco…»
«Conosci anche questo
narcocorrido… ma è fantastico, o preoccupante»
«La banda del carro
rojo, testo di Paulino Vargas… questi
due versi sono i più bei versi di tutta la poesia mondiale del Novecento… se
dovessi fare un libro, magari il prossimo [N.D.E. - Dell’arte dello
scribacchiare gliene aveva parlato durante il tragitto d’andata, e non per vanità,
ma perché insolita la richiesta di essere portato dove il fiume butta nel mare
buona parte del sangue sacrificato o per decisione non Divina sacrificabile… e
L.G. incuriosito da un’immagine vista in Rete (dopo la comunicazione
dell’infermiera dermatologa del suo viaggio di lavoro in Mexico) e sullo sfondo
il Faro: «Sarebbe bello riuscire a scriverci qualcosa… sarebbe bello morirci…
ma non adesso, un luogo che al momento opportuno lo deputi a luogo ultimo,
ultima riva, ultima sponda…»] lo intitolerei, anzi lo intitolerò
proprio così, togliendo soltanto la Y… Yo
lo siento sheriff… Porque yo no sé cantar… lasciando il testo in spagnolo…
e ho visto anche il film su YouTube… è sì un film di genere, ma il carro rojo
credo abbia segnato un’epoca di transizione, anzi ha anticipato l’epoca della
vera morte… lì, nella datazione della pellicola, forse il 1976, vi era un
esagerato spargimento di sangue, tanto da sembrare inverosimile… inverosimile
un cazzo… e il bollettino parla chiaro, e questo del sempre crescente numero
dei morti che i media comunicano sei stato tu a dirmelo poco fa… e poi da un
corrido trarne un film immortale, geniale e che fantasia e fatica gli
sceneggiatori e il regista… e (tirando fuori dalla tasca interna smartphone
6,8 pollici) aspetta, adesso ti faccio ascoltare un simil narcocorrido
salentino, il Salento è in Puglia, sono originario da parte di padre del
profondo sudest italico… aspetta, anche se qui non è che la droga e le
sparatorie centrino un granché… L’autore è Bruno Petrachi, La banda te
Galatina, Mieru pezzetti e cazzotti, Il Primo furto e il capolavoro: LU
CARCERE E’ GALERA… non quale per prima, o solo una che sarà per forza la
prima… e ultima:
“Ci dice che lu carcere è galera/ a mie me pare nna villeggiatura/ Ci dice ca li fierri su catine/ a
mie me pare nu bracciali d’oru… […] Nu lu tracciare longa la mia condanna/ se no fari morire la mia mamma”…
… Ma cazzo, qui non
c’è Rete, ma quando sarà possibile o quando per tuo conto l’ascolterai, vedrai
che converrai con me, che pur essendo l’architettura musicale diversa, un qualche raffinato
parallelo è presente … anche se certo non ho la cultura di un etnologo folk,
anche se poi mi sono sempre chiesto che cazzo di specifica cultura deve avere
un etnologo folk, e allora, facendo Tsukahara classico,
mi ritorna in mente, dolce come
non sono io, il film Bianca di Nanni Moretti, un regista italiano, e l’ispirato
professore di Storia, che rievoca un accadimento miracoloso di fronte ai suoi
alunni: «… Gino, all’ultimo momento, ha perso il posto. È l’estate del ’60, c’è il
governo Tambroni, nei disordini a Reggio Emilia cinque o sei cittadini uccisi
dalla polizia. E Gino era triste. Trova una bella ragazza e se ne
vanno in Sicilia, in un piccolo villaggio nel cuore del Mediterraneo. Il sole, l’amore, lo iodio, il corpo. Quando tornerà a Milano, alla fine del
mese, avrà in tasca a malapena gli spiccioli per il filobus. Ma anche un
foglietto, sul quale ha scarabocchiato alcune note. Queste…» - e poi si avvicina a un juke
– box, non si sa se per l’occasione portato in aula o in pianta stabile, e pigiando
un tasto rende partecipi i ragazzi del miracolo folk acustico: “Il cielo in una
stanza” di Gino Paoli, cantautore ligure, come io sono, ma come non sono io… e un poco iniziavo a sentire la stanchezza, e le cazzate
erano sganciate da un B26… ed era il terzo giorno della mia permanenza
messicana e i primi due alla più che professionale Be Wellness Center, e
testicoli pronti all’esposizione nuova e al tastare da me agognato di Manuela.
«L’hai presa qui o
portata dall’Italia?»
«Cosa?»
«Cosa, un qualcosa che in corpo dovrai per forza
buttare … o per naso o per vena o sublinguale… qualcosa, sei troppo loco… e poi
guardati attorno, senza soffermarti troppo su quella roulotte abbandonata,
guarda, nessuna presenza umana, e laggiù [passandomi il binocolo che portava
appeso attorno al collo], oltre il fiume, dimmi se vedi qualcuno in divisa o
poliziotti di frontiera con sguardo truce e i ranger, i famigerati Texas
Ranger, che razzisti lo erano fin dall’anno della loro fondazione e razzisti lo
sono rimasti, alle origini contro i nativi veri del Texas e contro i Mejicanos,
negli ultimi anni odio verso tutti gli uomini del centro americana… qualcosa e
di bomba devi mettere in circolazione, perché, come tu mi hai detto, dopo due
giorni alla clinica dell’eterna giovinezza, la prima cosa che fai è giungere a
Playa Bagdad, affittare una camera d’albergo, trovare un carro con autista e
farti portare fino alla fine del mondo, dove neanche i narcos o i coyote
trovano interessante per i loro traffici… e per i primi si tratta di un
traffico contro tutta l’umanità, mentre per i secondi un traffico a favore di una
specifica parte dell’umanità… sempre se
fatto da coyotes indipendenti, completamente autonomi, alcun rapporto con la
criminalità organizzata, se non pagare loro
il dazio, che in verità era già stata pagato dai poveri Migrantes e
presente nel paquete turístico con todo
incluido para la felicidad… perché, ti rendi conto, quei bovari bovinos yankee la felicidad, il diritto alla felicità ce
l’hanno scritto anche sulla Costituzione o come si chiama… è uno spietato
cinismo, solo la loro perversa mente poteva elaborare questo ghigno del diavolo,
quale altra nazione avrebbe potuto…»